RICOMINCIO DA ME…

Ciao ragazze,

oggi nessuna recensione ne articolo leggero perchè scrivo solo per farvi un piccolo riassunto delle mie ultime settimane che sono state tutt’altro che leggere e spiegarvi perchè sono sparita. Premetto che per me non è facile fare questo post perchè fatico a parlarne, ma ho sempre pensato che quando la vita ci mette di fronte degli ostacoli, per quanto possano dilaniarci il cuore, è giusto affrontarli a testa alta. Chi di voi mi segue su instagram saprà già che giovedì sera purtroppo Paco mi ha lasciato. Ho dovuto decidere io di fargli fare l’iniezione e non potete capire come io mi senta tutt’ora in colpa. Non potevo fare altrimenti, continuo a ripetermelo da una settimana ma l’idea di averlo ucciso non mi lascia un secondo.

Paco è morto di tumore alla prostata, lo aveva da diversi mesi ma il veterinario che lo aveva inizialmente in cura non se ne era accorto perchè era sterilizzato.. quindi la prostata non era stata presa in considerazione quando il cane aveva cominciato a dare i primi segni di malessere. Paco rientra in quella casistica di cani che sviluppano questo tipo di tumore pur essendo castrati che pare si aggiri sull’1%.. in pratica non abbiamo potuto far nulla se non vederlo peggiorare alla velocità della luce.

In questo viaggio non sono stata sola, ma nella sfortuna il destino ha voluto che riuscissi a trovare altri due veterinari stupendi e umani che mi hanno aiutata sino alla fine, che hanno dimostrato di capire il mio dolore con parole di conforto e rassicurazione. Li ringrazio adesso perchè purtroppo in quei momenti mi è mancata la voce per farlo. Un grazie speciale vorrei farlo alla Setter dello studio veterinario che, pur non avendomi mai vista prima di quella sera, mi ha fatto sentire meno sola, abbracciandomi letteralmente e non abbandonami un secondo.

Infine ringrazio Paco per essermi stato vicino per 15 anni, per avermi fatto capire cosa significa essere amati incondizionatamente, per avermi consolata e per aver gioito con me, per essere stato quel fratello che non ho mai avuto, per avermi fatto sentire meno sola e avermi insegnato cosa significa essere responsabili. Per aver aspettato ogni singolo giorno il mio rientro a casa, per aver dormito abbracciato a me sul divano quando c’erano i temporali e avermi fatto ricominciare a mangiare le mele solo per poterle dividere. Adesso che lui non c’è più dovrò imparare nuovamente a bastarmi e a ricominciare da me, imparare che adesso la casa sarà più vuota, imparare a non aspettarmi che possa spuntare da qualche angolo della casa, imparare a guardare avanti senza quattro zampe e una coda che mi seguono.

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naturalmenteJo

CARASSIUS AURATUS #5: IL MANTENIMENTO DELLA VASCA, IL DIMORFISMO SESSUALE E LE MALATTIE PIU’ COMUNI

Ciao ragazze!

Scusate l’assenza ma sono sempre impegnatissima con lo studio.. ho però cercato di ritagliarmi due minuti per scrivere l’articolo conclusivo sul pesce rosso e mai giorno sembra più adatto di oggi visto che ho proprio i miei pesciotti in cura per l’ictio! Ma andiamo per ordine.. Innanzitutto vorrei presentarvi l’ultima arrivata: lei è Celeste..

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e come potete vedere si è ambientata benissimo..

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Venendo a noi, oggi vi parlerò del mantenimento della vasca, del dimorfismo sessuale e delle malattie più comuni.

Per quel che riguarda il mantenimento della vasca, se avete eseguito un corretto periodo di maturazione del filtro basterà fare un cambio al mese pari al 30%, quindi se il mio acquario è di 100 litri dovrò cambiare una volta la mese 30 litri d’acqua. Ma come vanno effettuati i cambi?

Per fare un corretto cambio dell’acqua dovete procurarvi una bacinella o una tanica nuova, di capienza adeguata a quella del cambio e che non sia mai venuta a contatto con detersivi o prodotti chimici. Se avete il riscaldatore in vasca dovrete attrezzarvi con un riscaldatore di scorta per portare l’acqua del cambio alla stessa temperatura di quella dell’acquario. Per concludere, se avete tempo potete far decantare per un giorno l’acqua in modo da farle perdere il cloro, se non avete tempo di far decantare l’acqua per almeno 24 ore potete usare un biocondizionatore per legare cloro e metalli pesanti. Personalmente io consiglio di usare comunque il biocondizionatore in quanto il cloro è in grado di evaporare ma ciò non accade per i metalli. Ad ogni cambio estraete la spugna all’interno del filtro e sciacquatela sotto l’acqua corrente, dopo di che riponetela a proprio posto. La spugna va sostituita una volta l’anno. Una volta a settimana invece è bene fare i test di routine per controllare i valori dell’acqua (pH, kh, gh, NO2, NO3).

Detto questo, i problemi principali che vi si potrebbero porre una volta inseriti i pesci e avviato l’acquario sono due:

  1. la riproduzione
  2. le malattie

Per quel che riguarda la riproduzione, se i carassi vengono tenuti bene non è così difficile farli riprodurre. Ciò ovviamente può avvenire se siete in possesso di un maschio e di una femmina; ma come si può distinguere il sesso nei carassi? la distinzione del sesso può avvenire con 2 modalità:

– se i vostri pesci sono già lunghi una decina di centimetri è molto probabile che siano sessualmente maturi, ciò fa si che appena le temperature si alzino i maschi vadano in fregola mostrando i tubercoli nuziali su branchie e pinne anteriori. Questo è il modo più semplice per identificare il sesso dei vostri carassi.

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Carassio con tubercoli nuziali sulla branchia
-immagine reperita in rete-

– se i vostri pesci sono lunghi pochi centimetri, come i miei, non sono ancora maturi sessualmente e di conseguenza i maschi non andranno in fregola. Per distinguerne comunque il sesso si può osservare l’area perianale: se la zona presenta una piccola protuberanza allora avremo probabilmente a che fare con una femmina, se al contrario mostra una rientranza, con un maschio. Questo metodo non è preciso in quanto la differenza tra maschio e femmina è veramente molto sottile, l’unico modo per esserne sicuri è osservare il più possibile i vostri pesci.

Se non desiderate avere altri carassi, è bene non cercare di salvare le uova, in questo modo, presto o tardi i genitori le mangeranno.

Per quel che riguarda le malattie, le più comuni nei carassi sono:

  • INTOSSICAZIONE DA NITRITI: l’intossicazione da nitriti è una delle principali cause di morte negli acquari avviati male o mal gestiti. I pesci boccheggiano, tengono le pinne chiuse sino ad arrivare a presentare macchie scure e addirittura morire. L’unico modo per evitare questo problema è avviare bene l’acquario, eseguire cambi e controlli dell’acqua in modo regolare e non eccedere con il cibo in vasca che potrebbe diventare marcescente se non consumato. Nel caso in cui vi ritrovaste con un picco di nitriti, la prima cosa da fare è effettuare un cambio massiccio (50%) con acqua appositamente trattata e alla stessa temperatura di quella già presente in acquario, è inoltre consigliabile inserire 1 cucchiaino di sale non iodato ogni 15 litri d’acqua.  Continuare con cambi giornalieri (15%) e reintegro del sale tolto, ogni giorno sino alla normalizzazione dei parametri.
  • BATTERIOSI/CORROSIONE DELLE PINNE: l’erosione delle pinne è il primo sintomo di batteriosi in atto, i sintomi sono i bordi delle pinne che inscuriscono sino appunto a erodersi e quindi a cadere, lasciando la parte restante con i margini frastagliati. L’erosione delle pinne compare solo in caso di cattiva gestione della vasca, dovete perciò capire cosa non va e portare dei correttivi. Un rimedio casalingo che può attenuare i sintomi, se leggeri e ai primi stadi, è inserire in acqua 1 cucchiaino di sale da cucina non iodato ogni 15 litri d’acqua e fare cambi d’acqua più frequenti reintegrando il sale. In alcuni casi il sale può essere risolutivo.
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Discus con corrosione delle pinne in stadio avanzato
– immagine reperita in rete –
  • INFIAMMAZIONE DELLA VESCICA NATATORIA: è un problema molto frequente nei carassi sopratutto se non viene curata l’alimentazione e non si rispettano i giorni di digiuno consigliati. Un pesce con vescica natatoria infiammata non riuscirà a nuotare verso il fondo della vasca ma galleggerà inesorabilmente a pelo dell’acqua, a volte a pancia in su. In casi simili è bene tenere a digiuno il pesce per almeno 2 giorni e al terzo reintegrare il cibo con parsimonia dando per qualche giorno solo piselli sbollentati e un pezzettini di aglio fresco. Le verdure infatti sono facilmente digeribili al contrario dei fioccati e l’aglio è un ottimo antinfiammatorio naturale che può essere somministrato al pesce anche a scopo preventivo. Se dopo un ciclo di dieta correttiva non vi sono cambiamenti, è bene rivolgersi al proprio veterinario per tentare una cura antibiotica. Questa patologia non va sottovalutata in quanto potrebbe cronicizzarsi.
carassio eteromorfo con problemi alla vescica natatoria
– immagine reperita in rete –
  • MALATTIA DEI PUNTINI BIANCHI (ictioftiriasi): l’ictiofitiriasi è una delle malattie può comuni negli acquari appena avviati o in cui sono appena stati introdotti nuovi pesci. Questa patologia è innescata da un protozoo, Ichthyophtirius multifiliis, che infesta la vasca ma sopratutto utilizza per svilupparsi e riprodursi i vostri pesci come ospiti. E’ altamente contagiosa e se non curata porta alla morte del pesce. Ci accorgiamo della presenza del protozoo in quanto, il suo ciclo biologico comprende lo stadio di ciste che noi percepiamo appunto come “puntino” sulla livrea del pesce. Per curare l’ictioftiriasi è necessario rivolgersi al vostro veterinario in quanto i medicinali per contrastarla non sono più vendibili in Italia. Un acquario infestato senza pesci al suo interno torna “sano” in 3 giorni (per essere sicuri è bene attendere anche una settimana), perchè il protozoo senza ospite non è in grado di sopravvivere.
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pesce con malattia dei puntini bianchi
– immagine archivio sera-
  • IDROPISIA: la causa più probabile dell’idropisia è una batteriosi interna a cui possono associarsi altri problemi. I sintomi sono addome gonfio, squame sollevate, apatia, opacità degli occhi, protrusione dell’ano. Quando si presenta difficilmente il pesce riesce a salvarsi in quanto gli organi smettono di funzionare e ciò fa si che i liquidi si accumulino all’interno dell’animale. I batteri che causano l’idropisia sono normalmente presenti in acquario ma colpiscono il pesce solo quando questo è sottoposto a stress, fame, alimentazione sbagliata, trasporto violento, condizioni igieniche dell’acqua carenti. Nel caso in cui il vostro pesce presenti tali sintomi contattate immediatamente il vostro medico veterinario esperto in ittiologia. Dopo un caso di idropisia è bene trattare l’intera vasca in quanto si tratta di una patologia contagiosa.
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pesce rosso con idropisia
– immagine reperita in rete –

Bene ragazze, anche per oggi concludo qui e chiudo definitivamente il capitolo pesci rossi sul blog, spero di non avervi annoiate!

naturalmenteJo

BENVENUTO

Ciao ragazze! Ne approfitto per farvi un piccolo saluto e per presentarvi un nuovo membro della mia piccola famiglia..

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Appena l’ho visto è scattata la scintilla <3

Sabato andrò a prendergli un compagno, nel frattempo.. Io e il pinnutino di 3 cm appena vi auguriamo una buona giornata 😉

naturalmenteJo

CARASSIUS AURATUS #4: LE PIANTE, LA SCELTA DEI PESCI, L’INTRODUZIONE IN VASCA, L’AMBIENTAMENTO E L’ALIMENTAZIONE

Ciao ragazze! Se siete giunte sino a qui vi faccio i miei complimenti.. siete proprio intenzionate a tenere dei pinnuti in casa ed evidentemente non vi lasciate scoraggiare! 😀

Perciò stringete i denti.. questo è il penultimo articolo! Se siete invece finite qui per caso ecco i link ai post precedenti:

A questo punto la vostra vasca è in maturazione e avete immesso le piante. Sebbene le piante siano decorative perchè la vostra attenzione è focalizzata sui futuri pesci, bisogna pensare anche alla loro salute.

La prima cosa da fare è scegliere piante compatibili con la vostra temperatura in vasca e identificarne la tipologia:

  • piante eliofile avranno bisogno di luce intensa
  • piante sciafile avranno bisogno di poca luce e dovranno essere posizionate nei punti più ombrosi della vasca

Per far convivere queste due tipologie di piante potete avvalervi dell’aiuto di rocce, arredamenti e radici per creare zone ombrose e di un buon impianto di illuminazione.

L’impianto di illuminazione gioca un ruolo fondamentale nella salute del vostro acquario: un’illuminazione troppo intensa danneggerà le piante sciafile e le farà ricoprire di alghe, un’illuminazione scarsa gioverà alle sciafile ma creerà sofferenza alle eliofile. La soluzione migliore è quello di disporre di un impianto a due neon e acquistare neon di intensità differenti.

Solitamente chi ospita piante in vasca usa neon che contengono le sigle 840 e 865, ovvero lampade che generano rispettivamente 4000k e 6500k. Posizionando il neon più intenso dietro e quello meno intenso sul davanti avrete un’illuminazione adatta alle 2 tipologie di piante. Con un impianto di questo tipo potrete tenere le luci accese inizialmente per 5 ore sino a poi a raggiungere il fotoperiodo canonico di 8. L’illuminazione adeguata, una fertilizzazione periodica, un controllo costante dei parametri dell’acqua e la collaborazione dei vostri carassi a non farsi un’insalata con le vostre piante vi regaleranno una vasca, non solo ospitale per i vostri pesci, ma anche bella e suggestiva da osservare.

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Esempio di acquario con pesci rossi
-immagine reperita in rete-

Passato il mese di maturazione, dopo essersi accertati che i parametri siano nei range, potete finalmente inserire i pesci. Se non avete un negoziante di fiducia o un amico che vi ceda i suoi  perchè non può più occuparsene, l’unico modo per procurarsi dei pesci, purtroppo, è acquistarli. Approfittate del periodo di maturazione della vasca per girare i negozi della vostra città e individuare il più affidabile che tenga i pesci nel modo più consono possibile. Ecco le regole da seguire per  scegliere un pesce apparentemente sano:

  • il pesce non deve avere le pinne chiuse: la dorsale sopratutto deve essere ben alta e distesa, le pinne chiuse sono sinonimo di malessere e malattia nel pesce
  • evitate pesci che presentano puntini bianchi diffusi sulle pinne e sul corpo, in vasche affollate sono sintomo di ictio o malattia dei puntini bianchi, facilmente curabile ma contagiosa oltre ad essere un campanello d’allarme sullo stato di salute precario dell’animale. Essendo contagioso evitate di prendere pesci da quella vasca se un esemplare presenta tali sintomi
  • scegliete esemplari vivaci che nuotano in gruppo
  • evitate gli esemplari che stazionano sul fondo o boccheggiano insistentemente in superficie
  • non prendete pesci che nuotano male o sembrano capottarsi e stare a galla, molto probabilmente il pesce in questione ha problemi di infiammazione alla vescica natatoria dovuti ad un’alimentazione scorretta,  questo tipo di problema può cronicizzarsi
  • non prendete pesci con macchie scure sulle pinne, pinne tagliate, corrose o con filamenti bianchi, possono essere sintomo di una batteriosi o di una micosi in corso
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Esempio di carassio comune con dorsale chiusa
-immagine reperita in rete-
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Esempio di Ictio
-immagine reperita in rete-

Nella scelta tenete presente che i carassi sono pesci sociali e che quindi il numero minimo di esemplari da tenere in vasca è due.

Scelti i vostri pesci, il negoziante ve li consegnerà all’interno di una busta di plastica con dell’acqua presa dalla vasca di provenienza. Tornate subito a casa, immergete la busta aperta all’interno dell’acquario e aspettate che la temperatura dell’acqua della busta si equivalga con  quella della vostra vasca. Raggiunta la temperatura trasferite i pesci nell’acquario usando un retino e cercando di non mescolare la vostra acqua con quella del negoziante.

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Appena immessi in vasca, i pesci saranno disorientati, lasciateli tranquilli e spegnete le luci. Al buio il pesce si tranquillizzerà e comincerà a prendere confidenza con la nuova vasca. Non alimentatelo sino al giorno successivo, molto spesso i pesci appena arrivati si rifiutano di mangiare. Dal giorno successivo potete cominciare ad alimentarli 2 volte al giorno in piccole quantità: prediligete cibi di buona marca come Tetra, Sera, jbl, Hikari, Acquaristica ecc.. alternandolo ad un mangime vegetale a base di spirulina che previene l’infiammazioni alla vescica natatoria, ancor meglio se addizionato ad aglio. Date inoltre piccole quantità di verdure sbollentate (piselli sbucciati e zucchine), l’integrazione di verdura nell’alimentazione aiuta a prevenire blocchi intestinali e infiammazioni della vescica natatoria di cui i carassi ornamentali sono particolarmente soggetti. Per concludere, fate un giorno di digiuno alla settimana.

Esempio di tabella dell’alimentazione:

  • lunedì: mattino —> cibo per pesci rossi ; sera —> 2 piselli sbollentati e sbucciati a pesce
  • martedì: mattino —> spirulina; sera —> una rondella di zucchina ogni 2 pesci
  • mercoledi: mattino —> cibo per pesci rossi ; sera —> 2 piselli sbollentati e sbucciati a pesce
  • giovedì:  mattino —>  spirulina; sera —> una rondella di zucchina ogni 2 pesci
  • venerdì: mattino —> cibo per pesci rossi ;  sera —> 2 piselli sbollentati e sbucciati a pesce
  • sabato: mattino —>  spirulina; sera —> una rondella di zucchina ogni 2 pesci
  • domenica: digiuno

Bene, per oggi concludo qui, a breve l’articolo conclusivo con il mantenimento della vasca, il dimorfismo sessuale dei pesci rossi e le malattie più comuni.. Alla prossima ^^

naturalmenteJo

CARASSIUS AURATUS #3: L’ALLESTIMENTO DELL’ACQUARIO, LA MATURAZIONE DEL FILTRO E IL CICLO DELL’AZOTO

Ciao ragazze! Dopo aver imparato la differenza tra carassi omeomorfi e carassi eteromorfi.. dopo aver fatto la lista della spesa con tutto quello che serve per avviare il nostro acquario.. è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e imbastire la vasca!

Per prima cosa posizionate la vasca sul mobile apposito già nella postazione finale perchè una volta che la vasca sarà piena potreste rischiare un’ernia nel tentativo di spostarla! Tenete in considerazione che l’acquario non deve essere esposto a luce solare diretta o nel giro di poco tempo sarà invaso dalle alghe; per sopperire all’illuminazione mancante solitamente quasi tutte le vasche sono dotate di un impianto di illuminazione a neon.

Detto questo, se il vostro layout prevede piante acquatiche vere, spargete dell’argilla apposita creando uno strato spesso 3 cm circa.

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Esempio di fondo fertile per acquari
-immagine reperita in rete-

A questo punto prendete la vostra sabbia/ghiaia a granulometria fine, sciacquatela in modo da eliminare la polvere in eccesso e spargetene uno spesso strato sul fondo fertile avendo cura di non miscelarli insieme.

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Esempio di ghiaia
-immagine reperita in rete-

Sistemato il fondo passate al filtro: seguite le istruzioni allegate per il montaggio e posizionate lana, cannolicchi e spugna.

Quando si chiede informazioni al negoziante riguardo ai materiali filtranti, molto spesso viene suggerito l’acquisto del carbone attivo. Il carbone attivo è un materiale filtrante biologico che serve a legare i metalli pesanti presenti nell’acqua, eliminare residui di medicinali, mantenere l’acqua limpida e neutralizzare eventuali cattivi odori. E’ un ottimo prodotto ma non va tenuto stabilmente all’interno del filtro, va infatti utilizzato all’occorrenza e non per lunghi periodi in quanto tende a contrastare i batteri benefici che aiutano a tenere i valori dell’acqua nei range consigliati. Nel caso doveste comunque utilizzarlo, il carbone va sciacquato per eliminare l’eccesso di polvere e posizionato all’interno del filtro. La sua efficacia è limitata nel tempo e si esaurisce nell’arco di 15 giorni.

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Carbone attivo
-immagine reperita in rete-

Se nel vano filtro vi è lo spazio per inserire il riscaldatore posizionatelo (non azionatelo sino a che non vi sarà acqua nella vasca) regolandolo sui 23°C.

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Montate l’aereatore: collegate tra loro motore, tubo e pietra porosa.

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Fatto tutto ciò, che sembra veloce a dirsi ma posso garantirvi che con una vasca sui 100 litri vi potrebbe portar via due orette circa, potete inserire l’acqua all’interno dell’acquario. Per non vanificare tutto il lavoro fatto sin’ora, posizionate un piatto sul fondo e fatevi cadere l’acqua al suo interno, così facendo lo strato di ghiaia e quello di fertilizzante non si mescoleranno. Riempite sino al limite indicato.

Riempito l’acquario, se lo avete, potete inserire il termometro. Non è indispensabile ma risulta sempre utile sapere quanti gradi ci sono in vasca sopratutto per fare i cambi parziali d’acqua. Potete inserire in acqua anche il biocondizionatore: uno dei più famosi e facilmente reperibili è il Sera aquatan ma in commercio ne esistono di molte marche.

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Il compito del biocondizionatore è quello di eliminare il cloro e i metalli pesanti dall’acqua di rubinetto. Trattata in questo modo, l’acqua può essere immessa quasi subito nell’acquario e risulta ottima per cambi parziali dell’ultimo minuto una volta che la vasca è avviata. Se non volete comprare il biocondizionatore, lasciate decantare l’acqua in un contenitore aperto per almeno 24 ore. Durante la prima immissione di acqua nell’acquario quest’operazione non sarà necessaria in quanto la vasca dovrà essere lasciata vuota per almeno un mese.

Riempito l’acquario si può cominciare a far maturare il filtro.

Cosa significa far maturare il filtro?

La maturazione del filtro è una fase cruciale per l’avvio dell’acquario e se non avviene correttamente i pesci possono ammalarsi o addirittura morire. Ricordiamoci che l’acqua, per i nostri amici pinnuti svolge la stessa funzione che ha per noi l’aria.. e nessuno di noi riuscirebbe a sopravvivere a lungo in una stanza dove l’aria è pesantemente inquinata! Proprio per evitare il suddetto inquinamento si porta a maturazione il filtro tramite un periodo di rodaggio, ovvero si fa in modo che i batteri benefici si annidino al suo interno. I batteri, una volta insediatisi, trasformeranno tutte le sostanze organiche di scarto (nitriti), in sostanze non tossiche per i pesci (Nitrati). I nitrati risultano non tossici sotto una determinata soglia che può variare a seconda del tipo di pesce che andiamo ad ospitare in vasca, nel caso del pesce rosso e per la maggior parte dei pesci, questa soglia si aggira intorno ai 50mg/l. Il processo di trasformazione di ammonio e ammonica in nitriti e successivamente in nitrati prende il nome di ciclo dell’azoto. Per far maturare il filtro questo andrà lasciato attivo all’interno della vasca vuota per almeno un mese, durante il quale, una volta a settimana, dovrete immettere nell’acquario piccole dosi di mangime per pesci sbriciolato il quale servirà a simulare le sostanze di scarto e “sfamerà” i batteri. Durante il mese, all’incirca dopo 15 giorni, si avrà il cosiddetto “picco dei nitriti”. Il picco dei nitriti è il momento di massima tossicità dell’acqua e segnala l’effettiva presenza dei batteri nonchè l’avvio del ciclo dell’azoto all’interno del nostro acquario. Il picco dei nitriti è una delle principali cause di morte dei pesci all’interno di vasche appena avviate in mano ad acquariofili inesperti. Una volta raggiunto il picco, i valori dei nitriti andranno sempre più a scemare sino a stabilizzarsi allo zero. Quando i valori dei nitriti raggiungono lo zero la maturazione del filtro è completa e possono essere inseriti i pesci.

Per monitorare le diverse fasi e il picco dei nitriti sono necessari i test a reagente. Nel caso dei pesci rossi sarà necessario acquistare i seguenti test:

  • pH —> il pH può variare su una scala che va da 1 a 14. Se la nostra acqua ha valori compresi tra 1-6 sarà acida, se ha pH=7 sarà nutra, con pH tra 8-14 sarà basica. L’acqua adatta ad ospitare i pesci rossi dovrà avere pH= 7,5-8
  • NO2 —> nitriti, in vasca devono avere tassativamente valore pari a 0!
  • NO3 —> nitrati, possono essere sopportati sino a 50mg/l ma sarebbe bene che non superassero i 20mg/l
  • Gh —> durezza totale dell’acqua, deve avere valori compresi tra 10 e 16
  • Kh —> durezza carbonatica può oscillare tra 8 e 12

Tutti i reagenti sopracitati sono reperibili nei negozi e sono venduti singolarmente o sotto forma di kit.

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Se avete preparato il fondo, durante il mese di maturazione potrete inserire delle piante. Le piante, oltre ad ossigenare l’acqua durante il giorno, possono aiutare il filtro nel rodaggio abbassando di qualche punto i nitriti.

Le piante consigliate con i pesci rossi sono principalmente l’Anubias barteri, Mycrosorum, Cryptocoryne wendtii, Egeria densa e Echinodorus bleheri, ovvero piante robuste in grado di sopportare i continui mordicchiamenti dei carassi.

Queste sono le piante che ho preso per la mia vasca:

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Da sinistra verso destra: Anubias barteri, Cabomba caroliniana, Alternanthera reineckii, Anubias barteri nana

Io mi sono procurata le piante in negozio perciò ho dovuto mediare con quello che ho trovato e un pò con il mio gusto, infatti ho preso una pianta rossa! Le piante rosse hanno particolarmente bisogno di luce per crescere quindi spero sopravviva perchè è assolutamente la mia preferita!

Per interrare le piantine dovrete togliere il vasetto e liberare il più possibile le radici dalla lana di roccia (il substrato con cui vi vengono vendute). A questo punto create un buco nel fondo e alloggiatevi la piantina bloccandola con la ghiaia precedentemente rimossa.

Anche per oggi concludo qui, a breve pubblicherò il prossimo articolo sui carassi riguardante le piante, l’immissione in vasca dei pesci, l’ambientamento e l’alimentazione.

Alla prossima!

naturalmenteJo

CARASSIUS AURATUS #2: LA SCELTA DELL’ACQUARIO E GLI ACCESSORI INDISPENSABILI PER IL SUO AVVIO

Ciao ragazze! Ecco la seconda puntata relativa al Pesce rosso! Nel caso vi foste persi la prima parte potete leggerla cliccando qui.

Dopo aver fatto una panoramica sul carassius in quanto animale, passiamo ai problemi pratici: dove possiamo alloggiare i nostri pesci?

Prima regola per approcciarsi all’allevamento casalingo di questi pesci è sicuramente non prendere neppure in considerazione l’idea di utilizzare le classiche bocce che sono assolutamente inadatte ad ospitare i nostri carassi. Esclusa la boccia, dovremo orientarci nella scelta dell’acquario. La scelta del litraggio di quest’ultimo è strettamente legata al tipo di pesci rossi che volete tenere in casa e al loro numero, non il contrario. Se non avete possibilità di liberare i vostri pesci in laghetti o fontane di amici, escludete preventivamente tutte le specie omeomorfe. Esse infatti, una volta adulte, hanno bisogno di una quantità d’acqua a dir poco proibitiva in appartamento, a meno che non siate particolarmente appassionati, abbiate spazio in casa e possiate sostenere un discreto impegno economico dettato dalla gestione di acquari anche da 250-300 litri. I carassi omeomorfi infatti necessitano di minimo 100 litri a esemplare, in quanto, se ben alimentati, raggiungono tranquillamente i 30 centimetri.

Lo stesso discorso, ridimensionato, va fatto per le specie eteromorfe. Le specie eteromorfe o ornamentali presentano corpi compressi, tozzi, pinne molto lunghe e sono piuttosto scarse nel nuoto. Questo permette di ridurre piuttosto sensibilmente i litri pro capite che si aggirano intorno ai 50 litri a pesce; di conseguenza: per una coppia sarà necessario un acquario da 100 litri, per tre esemplari 150 e così via..

I litri dell’acquario si calcolano moltiplicando tra loro le 3 dimensioni della vasca:

– larghezza x altezza x profondità

un litro corrisponde ad 1dm^3 perciò se possediamo un acquario 60x30x40 cm in dm avremo 6x3x4 dm, moltiplicandoli otterremo il volume in dm^3 pari 72 quindi il nostro acquario conterrà 72 litri.

Fatta la scelta relativa alla tipologia di pesce, è giunto il momento di acquistare l’acquario. In commercio ne possiamo trovare per tutti i gusti; per non sbagliare è bene seguire queste semplici regole:

  • i vetri non devono essere bombati
  • è bene scegliere un acquario chiuso in quanto i carassi sono ottimi saltatori e potrebbero cadere accidentalmente sul pavimento
  • tenete presente che i litri dichiarati dal negoziante sono i litri lordi, ovvero i litri che l’acquario può contenere senza arredamento interno. I litri netti, quelli sfruttabili dal pesce, sono sempre inferiori

Insieme all’acquario, dovrete munirvi di:

  • Mobile per sorreggere la vasca: nei negozi specializzati ne trovate diversi. Essendo che con questi pesci si parla di litraggi non inferiori ai 100 litri, i mobili normali, a lungo andare rischiano di imbarcarsi sotto il peso della vasca e del relativo allestimento. Se non volete acquistarne uno potete costruirlo come sto facendo io, a breve pubblicherò le fotografie! Il bello del costruirsi il mobile è sicuramente il poterlo fare a proprio gusto.
  • Filtro: il filtro può essere, a vostra discrezione interno, quindi da posizionare all’interno della vasca, o esterno.
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esempio di filtro interno
-immagine reperita in rete-
  • Materiali filtranti: i materiali filtranti sono quelli che trattengono la sporcizia e mantengono l’acqua pulita. I materiali filtranti da utilizzare sono principalmente: la lana di perlon, spugne di diversa granatura e cannolicchi. Spugne e lana formano il cosiddetto filtro meccanico, in quanto trattengono al loro interno i rifiuti solidi quali cibo e feci; i cannolicchi in ceramica formano il filtro biologico ovvero servono da punto di ancoraggio per tutti quei batteri benefici che trasformano i nitriti, composti organici altamente tossici, in nitrati. I cannolicchi vanno acquistati una sola volta e non vanno più sostituiti.
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lana di perlon
– immagine reperita in rete-
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Spugna
-immagine reperita in rete-
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cannolicchi
-immagine reperita in rete-
  • Pompa: la pompa va alloggiata nel filtro interno ed è quella che genera il flusso d’acqua d’entrata e uscita. In commercio ce ne sono moltissimi modelli. E’ sempre bene optare per modelli sovradimensionati rispetto al litraggio della vostra vasca in quanto i pesci rossi sporcano molto e pompe poco potenti potrebbero facilmente intasarsi.
  • Riscaldatore: sebbene i pesci rossi siano cosiddetti “pesci d’acqua fredda” è bene munirsi comunque di un riscaldatore in quanto soffrono moltissimo gli sbalzi di temperatura e, in caso di malattia del pesce, può risultare utile per alzare gradualmente la temperatura. Anche in questo caso potete scegliere tra modelli interni o esterni come per il filtro.
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Esempio di riscaldatore interno
-immagine reperita in rete-
  • Aeratore: tutti i pesci hanno bisogno di acqua ben ossigenata, in particolare però i pesci d’acqua fredda. In natura infatti più l’acqua è fredda più contiene alte percentuali di ossigeno in soluzione, ne consegue che gli animali abituati a vivere a basse temperature abbiano bisogno di acque particolarmente ossigenate. Per sopperire a questo problema possiamo immettere in vasca delle piante e abbinarvi un aeratore. L’aeratore è composto da un motore, da un tubo in gomma e da una pietra porosa. Solitamente in commercio, chiedendo un aeratore, vi verrà fornito solo il corpo motore e dovrete acquistare a parte il tubo e la pietra.
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Aeratore
-immagine reperita in rete-
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Tubo per aeratore
-immagine reperita in rete-
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pietra porosa per aeratore
-immagine reperita in rete-
  • Fondo per piante (opzionale): nel caso vogliate inserire delle piante bisogna preparare il fondo concimandolo, per questo motivo solitamente si compra l’argilla apposita. Costa pochi euro e la trovate nei negozi di animali con un reparto di acquariologia bene fornito.
  • Sabbia da fondo: per i pesci rossi è indicato un fondo a granulometria medio-fine per evitare incidenti. Non di rado infatti capita di vedere i pesci prendere in bocca i sassi e risputarli, con granulometrie maggiori può capitare che il sasso si incastri nella bocca del pesce. Per la scelta del fondo, evitate sabbie dai colori fluo a pochi euro, esse infatti non sono adatte e potrebbe rilasciare calcare nell’acqua. Orientatevi verso fondi naturali dai colori tenui.
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Sabbia da fondo a granulometria fina
-immagine reperita in rete-

Bene ragazze, per oggi è tutto! Nel prossimo articolo tratterò l’allestimento dell’acquario, della maturazione del filtro e del ciclo dell’azoto! Spero di esservi stata utile!

naturalmenteJo

LE TARTARUGHE AMERICANE (SECONDA PARTE)

[QUI puoi leggere la prima parte dell’articolo]

L’ALIMENTAZIONE
Quando si tratta di tartarughe, uno degli errori principali di gestione riguarda sicuramente la somministrazione degli alimenti. In commercio infatti, sono venduti mangimi assolutamente inadatti ad un corretto e sano sviluppo dell’animale; primi fra tutti i gammarus o gamberetti essiccati. Questo prodotto, infatti, è altamente incompleto, povero di nutrienti e, se somministrato con continuità, può portare a gravi carenze vitaminiche nonchè problemi alla corazza dovuti al limitato apporto di calcio.
Troviamo anche pellet delle più svariate marche, il più indicato è il Tetra Reptomin che comunque non deve essere dato come unico alimento, ma come integratore della dieta, al massimo una volta a settimana. Pellet scadenti e di scarsa qualità, se assunti dalla tartaruga come unica fonte di sostentamento, possono portare problemi renali in quanto contengono una massiccia quantità di proteine.
Quindi cosa deve mangiare la nostra Trachemys?
La dieta della Trachemys, anche in cattività, deve essere il più simile possibile a quella che avrebbe in natura quindi dovrebbe essere composta da PESCE (preferibilmente d’acqua dolce) e VEGETALI.
Le tartarughe americane sono onnivore, è perciò congliabile cominciare sin da subito a somministrare piccole quantità di vegatali per aiutare il transito intestinale e abituare l’animale ad una dieta corretta e più varia possibile.
I pesci più indicati sono i LATTERINI, in mancanza di essi si possono somministrare alici, trota e tutti i pesci di fiume. I latterini, laddove la stazza dell’animale lo consenta, vanno dati lavati, a temperatura ambiente e interi; nel caso delle alici invece è bene eliminare la pinna caudale e la coda in quando potrebbero graffiare l’animale durante ingestione. Per integrare il calcio nella dieta si può far ricorso all’osso di seppia (alimento facilmente reperibile nei negozi di animali nel reparto dedicato a cocorite e pappagallini in genere oppure nella vostra pescheria di fiducia). Se la vostra tartaruga lo gradisce potete darne un pezzetto ad ogni pasto, nel caso faticasse a mangiarlo potete ridurlo facilmente in polvere (vista la sua consistenza gessosa) e “impanarvi” il pesce prima di darlo all’animale. Per i forti di stomaco, per integrare l’alimentazione, è particolarmente indicata la somministrazione di lombrichi.
latterini
Per quel che riguarda le verdure, le più adatte sono le insalate amare come INDIVIA, RADICCHIO e CICORIA; possono comunque essere date anche zucchine, carote (con una certa parsimonia), cetriolo ecc.. Evitate il pomodoro in quanto ha un rapporto calcio-fosforo altamente sfavorevole.
La tartaruga, per quel che riguarda l’alimentazione, è particolare come tutti i rettili: da piccole è bene alimentarle giornalmente in quanto sono appunto in fase di crescita, quando però diventano adulte è bene somministrare il cibo ogni 2-3 giorni perchè i processi digestivi rallentano.
Un altro problema che solitamente ci si pone è relativo alla quantità, soprattutto quando sono molto piccole. In genere la porzione giusta è pari a 2-3 volte il volume della testa dell’animale. Dare le giuste dosi di cibo è molto importante se si vuole evitare obesità e sovralimentazione. 

DETERMINAZIONE DEL SESSO E DIMORFISMO SESSUALE
Capire se la vostra tartaruga è un lui o una lei è una cosa alquanto spinosa.. Nei soggetti molto giovani, solitamente al di sotto dei 5-6 anni, determinare il sesso dell’animale è particolarmente difficoltoso se non impossibile. Nelle Trachemys la determinazione del sesso è legata alla temperatura di incubazione. Se le uova vengono incubate al di sotto dei 27°C nascono solo maschi (tempo di incubazione 100-120 giorni), invece sopra i 30°C nascono femmine (tempo di incubazione 60-70 giorni). A temperature intermedie nascono maschi e femmine in proporzione variabile. In commercio si trovano quasi tutti soggetti di sesso femminile in quanto negli allevamenti vengono utilizzate temperatura nel range superiore, per accelerare la schiusa, portando alla nascita quasi esclusiva di femmine.
Nei soggetti adulti invece, il riconoscimento del sesso non presenta difficoltà. Le femmine raggiungono una taglia maggiore dei maschi, i quali presentano una coda più lunga e le unghie degli arti anteriori molto sviluppate.
Femmina a sinistra, maschio a destra

MALATTIE
In cattività può capitare che l’animale stia male. Iniziate ad insospettirvi se lo vedete
  • poco vitale
  • con occhi gonfi
  • pelle arrossata
  • guscio molle
  • inappetente
  • con macchie biancastre sul guscio

In ogni caso non ricorrete al “fai da te” e rivolgetevi ad un veterinario specializzato in esotici.

IL LETARGO

In natura, durante la stagione fredda, le Trachemys vanno in letargo. Per gli animali in cattività solitamente il letargo è fattibile se si ha un giardino in quanto le temperature all’interno di un normale appartamento sono troppo alte per innescarlo del tutto. La tartaruga comincia ad andare in letargo a temperature inferiori ai 10°C; in ogni caso, questo processo deve essere seguito passo passo dal vostro veterinario in quanto si dovrà diminuire gradualmente l’alimentazione. Nel caso in cui l’animale non sia sano e in perfetta salute, il letargo va evitato per non innescare eventuali complicazioni.


ADOTTARE!

Nel caso voleste cominciare la vostra avventura con una tartaruga, è possibile adottarle sia da privati che da associazioni qualificate come l’Aae.
L’Aae, associazioni animali esotici, è parecchi anni ormai che aiuta gli animali esotici, tartarughe comprese, dando in adozione soggetti che in passato hanno subito maltrattamenti o abbandono da parte dei proprietari. Nel caso foste interessati potete visitare il loro sito al seguente link:

LE TARTARUGHE AMERICANE (PRIMA PARTE)

Da quando sono arrivate anche in Italia, in molti si sono lanciati e hanno deciso di acquistarle.. stiamo parlando di un paio di scarpe? di una nuova borsa? No! stiamo parlando delle tartarughe d’acqua!
Generalmente nei negozi di animali troviamo in vendita tartarughe del genere Trachemys, ovvero tartarughe d’acqua dolce provenienti dall’America.
Le tartarughe, zoologicamente parlando, sono Rettili Anapsidi conosciuti anche come Cheloni. I Cheloni sono viventi che hanno la particolarità di avere uno scheletro osseo modificato in grado di contenere al proprio interno tutti gli organi dell’animale. Questo scheletro osseo prende il nome di corazza e si compone di carapace e piastrone. Carapace e piastrone, uniti tra loro da un ponte osseo, a loro volta sono ricoperti da uno strato corneo di cheratina composto da scuti.
Esistono due tipologie di Cheloni: Cheloni pleurodiri e Cheloni criptodiri.
I Cheloni pleurodiri sono quei cheloni in grado di piegare lateralmente capo e collo lungo il carapace, mentre i Cheloni criptodiri sono quelli che sono in grado di far rientrare capo e collo all’interno della corazza stessa.
Le tartarughe vendute come pet solitamente appartengono a quest’ultima categoria e sono anche quelle a cui pensiamo quando ci immaginiamo questo tipo di animali.. In realtà, la natura non è così ristretta come le nostre menti e ha creato ben 300 specie differenti di Cheloni! Ovviamente, per non fare un post chilometrico, qui tratterò solo il genere Trachemys, in quanto tutte le sottospecie vendute appartenenti a questo genere richiedono più o meno le stesse cure e le stesse attenzioni.
Sino a qualche anno fa, le tartarughe appartenti al genere Trachemys in vendita nei negozi erano tre:
  •  Trachemys scripta elegans (conosciuta anche come trataruga dalle orecchie rosse)
  •  Trachemys scripta scripta (conosciuta anche come tartaruga dalle orecchie gialle)
  •  Trachemys scripta troostii
Trachemys scripta elegans (questa è la mia quando era più piccina)
 potete notare la caratteristica striatura rossa nei pressi del timpano 
Trachemys scripta scripta, si può riconoscere dalla tipica striatura
 gialla a forma di “C” rovesciata posta nei pressi del timpano
Trachemys scripta troostii, riconoscibile dalla striatura giallina all’altezza
 della membrana timpanica (simile a quella della elegans)
Attualmente sono di facile reperibilità solo le scripta scripta e le scripta troostii in quanto dal settembre del 1996, è stata vietata l’importazione della elegans su suolo Europeo. La elegans infatti, per molti anni è stata liberata in natura andando a danneggiare le specie autoctone, in particolare la Emys orbicularis. Il regolamento ovviamente non è retroattivo perciò tutte quelle tartarughe prese prima di tale data (come ad esempio la mia) sono dichiarate di libera detenzione. Se trovate qualcuno che cerca di vendervi una elegans senza documenti rifiutate o rischierete di prendervi una multa particolarmente salata e subire, molto probabilmente, il sequestro dell’animale.

Dopo aver fatto questa doverosa premessa, prima di prendere una tartaruga in casa è bene che teniate presenti i seguenti punti:
  • queste tartarughe sono longeve, alcuni esemplari raggiungono tranquillamente i 35 anni d’età, quindi sappiate che è un impegno non indifferente farsi carico di un animale del genere
  • sono animali costosi
  • sono animali che richiedono ampi spazi, soprattutto se tenute negli acquaterrari
  • non sono animali che amano il contatto con l’uomo, quindi se cercate un animale da poter coccolare indirizzatevi verso altro
  • quando stanno male necessitano di veterinari per esotici specializzati
Detto ciò, se siete ancora decisi, potete cominciare a pensare di ospitare una Trachemys.

L’ALLOGGIO
Prima di prendere la nostra tartaruga, è bene procurarsi un alloggio consono alle sue esigenze. Nel caso delle Trachemys, la soluzione migliore, se desiderate ospitare l’animale all’interno delle mura domestiche, è una tartarughiera/acqua-terrario.
Le tartarughiere si differenziano dai normali acquari in quanto sono privi di copertura, il vetro anteriore è più basso di quello posteriore e i vetri laterali hanno taglio obliquo.
Lo sbaglio più comune è quello di tenere le tarturaghe segregate in quelle vaschette di plastica con le palme, assolutamente inadatte a far condurre una vita sana all’animale.
La tartrughiera solitamente è già dotata di una zona emersa, nel caso non lo fosse potete acquistarne una in un negozio specializzato, ovviamente tenendo conto del peso e della stazza della vostra tartaruga.
Una volta esservi procurati la tartarughiera dovrete dotarla di:

– filtro (preferibilemete esterno) —> il filtro al suo interno deve contenere lana filtrante, spugna filtrante, cannolicchi in ceramica (i più adatti sono quelli della Tetra e della Sera)

– riscaldatore (nel caso di tartarughe adulte è preferibile optare per un riscaldatore esterno da collegare direttamente al tubo d’uscita del filtro) —> da regolare in modo che l’acqua sia intorno ai 25-26°C

– neon per rettili (con emissioni al 5% di raggi uv-b) —> va posto sopra la zona emersa e va sostituito ogni 6-7 mesi in quanto smette di emettere la percentuale dichiarata di uv-b. I raggi uv-b sono indispensabili alla vita della tartaruga e servono all’animale, insieme alla vit. D3, a fissare il calcio. Va tenuto acceso per circa 8 ore al giorno.

– lampada riscaldante —> anche questa va posta sopra la zona emersa e serve ad aumentarne la temperatura, spingendo la tartruga a fare attività di “basking”, ovvero riscaldarsi fuori dall’acqua e beneficiare dei raggi uv-b del neon. Andrà cambiata all’incirca ogni 3 mesi se non prima in quanto si bruciano facilmente.
 
– termometro —> anch’esso accessorio indispensabile, serve per tenere sottocontrollo la temperatura nella varie zone dell’acquaterrario per evitare che la tartaruga cada in stato di semi-letargo (stato assolutamente da evitare se non in determinate specie)

– evitate materiali per il fondo (soprattutto quelli per pesci), piante di plastica o accessori di qualsiasi tipo perchè le Trachemys sono particolarmente voraci e facilmente vanno soggette a blocchi intestinali con conseguenze funeste. 

Gli accessori sopraelencati sono INDISPENSABILI nel caso in cui vogliate tenere la tartaruga in appartamento.
Prima di introdurre l’animale nell’acqua-terrario però, è bene attivare il filtro. Cosa significa attivare il filtro? attivare il filtro significa far si che nei cannolicchi in ceramica si annidino i batteri benefici in grado di tenere sotto controllo i valori di nitriti e nitrati che, se alti, potrebbero risultare dannosi per la tartaruga.
Esistono due modi per attivare il filtro:
– comprare il liquido attivatore e seguire le istruzioni (è consigliabile acquistare l’attivatore Sera)
– attirare naturalmente i batteri nel filtro inserendo giornalmente in acqua (con il filtro acceso) piccole quantità cibo per pesci. Fate quest’operazione per circa 3 settimane, dopo di che portate un campione d’acqua dal vostro veterinario di fiducia per eseguire i test con le cartine tornasole oppure acquistate tutto il necessario nei negozi specializzati in acquariologia (i più affidabili sono i test Sera).
Quando il filtro sarà attivato potrete inserire la vostra tartaruga!

Per leggere la seconda parte clicca qui

LA LEGGENDA DEL PONTE ARCOBALENO: CIAO PICCOLO TIM

Lassù tra la terra e il cielo esiste un ponte 

chiamato Ponte Arcobaleno 

per i bellissimi colori da cui è formato. 

Quando un animale muore, 

specialmente se in vita è stato molto amato da 

una persona qui sulla terra, và in un luogo che si 

trova all’inizio di questo ponte.

 È un posto bellissimo, dove l’erba

 è sempre fresca e profumata,

 i ruscelli scorrono tra colline ed alberi ed

 i nostri amici pelosi possono correre e giocare insieme.

 Trovano sempre il loro cibo preferito,

l’acqua fresca per dissetarsi ed il sole

 splendente per riscaldarsi,

 così i nostri cari amici sono felici: 

se in vita erano malati o vecchi qui ritrovano 

salute e gioventù; se erano menomati 

o infermi qui ritorneranno ad essere sani e forti. 

In questo luogo gli animali che abbiamo

 tanto amato stanno bene,

 eccetto che per una piccola cosa:

 sentono molto la mancanza della persona

 speciale che li ha amati sulla terra. 

Così accade di vedere che durante il gioco 

qualcuno di loro si fermi improvvisamente

 e scruti oltre la collina, tutti i suoi sensi sono in allerta,

 i suoi occhi si illuminano e le sue zampe iniziano la grande corsa.. 

tu sei stato visto, e quando rincontri il tuo amico speciale,

 lo stringi tra le braccia con grande gioia, 

il tuo viso è baciato ancora e ancora, 

ed i tuoi occhi incontrano i suoi 

sinceri che tanto ti hanno cercato.


Adesso insieme potrete attraversare

 il ponte arcobaleno per non lasciarvi mai più.

 

Care ragazze vi lascio questa stupenda leggenda perchè purtroppo un altro pezzetto del mio cuore è finito inesorabilmente sul ponte arcobaleno. Spero solo di poterli rincontrare tutti perchè ognuno è stato, e sarà per sempre, parte di me..

Ciao piccolo Timmie, grazie per esserti lasciato conquistare.. anche se con un pò di ritardo..